corpo sano in mente sana

dovrei fermarmi più spesso a riflettere su come mi vesto, non perchè voglio rubare il posto ad Enzo Miccio, ma perchè spesso ciò che decido di indossare non ha la stessa velocità dei miei pensieri. Mi spiego meglio. Ieri pomeriggio, verso le 18,20 esco con due delle mie amiche di sempre. Non avevamo in programma nient’altro che stare insieme, perchè non ci vediamo spesso, abitiamo lontano (In realtà per un periodo io sono stata l’unica che viveva nella piccola cittadina di provincia, mentre le altre tre erano in altrettante metropoli italiane). Va da sè che quando sto con loro, poichè le conosco da più di 30 anni mi sento come a casa, sono le sorelle che non ho mai avuto, sono i peluches e le ginocchia sbucciate. Per questo non mi preoccupo del mio aspetto, sono serena. Per chi mi conosce sa che non è mai così. Ieri però ci tenevo a darmi una sistemata, per cui ho scelto con cura il vestito, di cotone nero con i ricami sulle spalline e sulle tasche, ci ho abbinato le scarpe e mi sono truccata gli occhi. E loro che sono amorevoli non hanno perso l’occasione per dirmi che ero bella, che avevo dei bei sandali, che stavo bene. Ed io mi sono sentita così per tutto il tempo in cui sono stata con loro. Una delle serate più piacevoli della mia vita, a chiacchierare di tutto, a rivangare storie di amoretti e cotte colossali, di frequentazioni pericolose e compagni di classe finiti male, suggerimenti di lettura e film. Trenta e passa anni di storia insieme, non solo ricordi, ma anche incoraggiamento, sostegno, vicinanza.

Al rientro a casa ero ancora sorridente per la bella serata. Era tardi per i miei standard. E la mattina avevo chiacchierato con le colleghe anche di temi personali, per cui penso che quello che ho sentito dopo dentro di me sia frutto dell’intera giornata e non solo della mia mente. Resta però che, se è vero che mens sana in corpore sano, per me vale anche il contrario e cioè che corpo sano in mente sana. E utilizzo il termine ‘sano’ con l’accezione napoletana ovvero ‘intero’, integro.

Entro in ascensore e ciò che vedo nello specchio non è la stessa donna che era scesa alle 18,20. Inizio  a domandarmi come mai avessi scelto quel vestito a campana che mi infagottava e rendeva ancora più goffa e poco femminile. Poi mi guardo i piedi, e i sandali così graditi dalla mia amica Dani mi appaiono come la rete che tiene le soppressate calabresi. Infine mi scruto il volto, i capelli scarmigliati e il trucco è ormai sciolto, dandomi l’aspetto del Joker di Heath Ledger.

Eppure mi sentivo così bene, mi piacevo anche tanto prima di scendere. Cosa è accaduto nel frattempo? Dov’è volata la mia mente per trasformare l’immagine di me in un tale disastro? Proprio ieri ascoltavo su instagram, attraverso le storie di Tlon (seguitelo se vi va) una riflessione molto significativa sulla ‘body positivity’ che si era scatenata in quei giorni grazie a delle foto di alcune donne famose, sia italiane che straniere. Parlava del rispetto verso qualsiasi corpo, senza giudicarne le caratteristiche peculiari. Credo che ciò che ci spinge a giudicare il corpo altrui sia legato molto al rapporto che abbiamo noi col nostro corpo. Per cui mi piacerebbe essere positiva e meno meschina, ma se non comincio a rispettare il mio corpo per quello che è e ad accettare che non avrò mai i tratti di Rachel Weisz o il corpo di Naomi Campbell, difficilmente saprò guardarmi allo specchio con amore e delicatezza. Sospendere il giudizio su se stessi sarebbe già un grande passo per migliorare l’accettazione degli altri. Devo e voglio lavorare sulla possibilità di avere una mente integra affinché io possa percepire il mio corpo come un intero, compiuto in se stesso e bello perchè unico.

In un solo albero è impossibile trovare due foglie uguali e nessuno ha mai messo in dubbio o ha sostenuto che le foglie sono brutte. Come si può pensare di farlo con le persone.

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forse non lo so fare bene, ma non posso fare a meno di farlo: scrivere. quando scrivo tutto è possibile e così placo le mie manie di onnipotenza, quando scrivo tutto è più chiaro e così digerisco meglio il buio dentro me, quando scrivo, stranamente, riesco anche ad amarmi.
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